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Delle bobine sotto l’asfalto per ricaricare le auto elettriche

Il futuro è dell’auto elettrica

Stando agli analisti, il prossimo decennio, dovrebbe essere quello che darà la spinta propulsiva all’innovazione delle auto elettriche, portandole finalmente alla produzione di massa, alla loro diffusione tra tutte le famiglie, in sostituzione degli ricarica auto elettricheattuali veicoli a carburante, fortemente inquinanti e oramai condannati ad estinguersi (fosse anche solo per il fatto che necessitano di fonti di energia esauribili, il petrolio appunto).

In questi anni, i laboratori di ricerca legati alle industrie automobilistiche, ma anche ai centri universitari, stanno facendo passi da gigante per risolvere i problemi di gestione delle batterie dei veicoli elettrici.

I problemi delle batterie attuali

I problemi principali al momento attuale si possono riassumere in tre punti, tutti strettamente connessi gli uni agli altri.

Innanzitutto, l’autonomia delle auto elettriche è piuttosto irrisoria. O meglio, non lo sarebbe se le colonnine di ricarica fossero capillarmente distribuite lungo la rete stradale e autostradale italiana. Potendo percorrere poco meno di 400 km, i possessori di questi veicoli non sono in grado di affrontare viaggi complessi lungo la nostra penisola. Questa che gli addetti al mestiere chiamano “soglia psicologica dei 400 km” è uno dei principali scogli da superare.

Vi sono poi dei tempi di ricarica eccessivamente lunghi. Anche i modelli più evoluti necessitano di almeno mezz’ora per raggiungere il 50% di carica. Si capisce quindi che, anche nel caso si circolasse esclusivamente a Milano o Torino, tra le città che dispongono del maggior numero di colonnine – distributori di energia elettrica, sarà necessario prevedere delle soste piuttosto lunghe per poter rientrare a casa in tutta tranquillità.

Last but not least, la capacità delle batterie prodotte fino ad oggi. Si tratta di elementi con capacità molto elevate e proprio per questo eccessivamente voluminose e costose. D’altro canto se fossero meno capaci, impiegherebbero sì meno tempo a ricaricarsi, ma doterebbero l’auto di ancora meno autonomia.

Quali soluzioni allo studio?

In tutta Europa sono allo studio delle soluzioni a questi problemi. Tra i centri di ricerca del nostro Paese spicca in questo campo il Politecnico di Torino, che ha messo a punto un sistema per una ricarica wireless, che potrebbe ovviare a tutte le questioni relative alla batteria dei veicoli. Ovviamente, si tratta di prototipi che necessiteranno di almeno 5 – 10 anni ancora di rielaborazioni, ma la direzione presa è forse quella giusta.

Altri centri tecnologici hanno recentemente prodotto dei pannelli per una ricarica wireless delle auto. A Torino è stato invece fatto un passo ulteriore in avanti.

Il progetto prevede delle bobine che fungono da trasmettitori e che andrebbero installate sotto il manto stradale e delle bobine riceventi collocate sull’auto. Il semplice passaggio del veicolo al di sopra dei trasmettitori consentirebbe la ricarica continua della batteria. Se la sperimentazione dovesse andare a buon fine e essere implementata, sarà sufficiente spostarsi da casa al lavoro, o da casa al luogo di vacanze per ricaricare l’auto. Niente più soste per il rifornimento, quindi.

La prospettiva delle bobine

In quest’ottica, vi è una conseguenza diretta non trascurabile e a vantaggio diretto degli automobilisti: le auto elettriche sarebbero dotate di batterie con capacità inferiori e sarebbero dunque meno costose; il prezzo finale dell’auto ne risentirebbe,  nel senso di una diminuzione sensibile.

L’installazione delle bobine sotto il manto stradale comporterebbe ovviamente dei costi notevoli. Una soluzione potrebbe essere quella di prevedere delle bobine ad intervalli regolari, in modo tale da ricaricare l’auto anche se non completamente.

Per i mezzi pubblici, invece, si potrebbe anche prospettare l’eliminazione completa della batteria: percorrendo sempre lo stesso tragitto, il bus potrebbe funzionare grazie alle sole due bobine, quella emittente e quella ricevente.