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Lo start and stop: un’innovazione italiana

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Un occhio all’ambiente e uno al portafogli. Si potrebbe forse riassumere così il dispositivo che oramai da diversi anni si trova in alcune vetture di diversi produttori e che consente all’auto di spegnersi e riaccendersi senza l’utilizzo del motorino di avviamento.

L’idea ha origine già negli anni 80 al Centro Ricerche Fiat, dove si vuole trovare una soluzione intelligente ai lunghi minuti che le auto passano completamente ferme nel traffico delle grandi città. E non si può negare che la problematica sia più attuale che mai anche al giorno d’oggi.

E quindi dalla Fiat Regata ES del 1983, la prima auto in assoluto ad aver montato un sistema di Energy Saving, lo start and stop è oramai montato su diverse auto italiane (Fiat 500, Alfa MiTo), tedesche (Golf, Audi A2), francesi (C2,C3), ma anche su Volvo e Mazda. In alcuni casi (qui i francesi della PSA sono stati i primi) è stato declinato anche in versioni più evolute, che arrestano il motore quando la velocità dell’auto scende al di sotto dei 5 km/h.

Come funziona?

Per chi guida il funzionamento è molto semplice.

Arrivando, per esempio, ad un semaforo rosso o ad un punto di traffico bloccato, si mette la macchina in folle e si rilascia il pedale della frizione (come si è detto, alcune auto rilevano il rallentamento dell’auto e spengono il motore automaticamente). La centralina elettronica entra in funzione e spegne il motore. A semaforo verde o a traffico sbloccato, sarà sufficiente abbassare il pedale della frizione, ingranare la prima marcia: l’input arriverà tramite la centralina all’alternatore e il motore si riavvierà.

Su alcuni modelli, potrebbe essere necessario premere e poi rilasciare il pedale del freno, anziché la frizione.

Tutto ciò è possibile grazie ad un alternatore reversibile, che oltre a svolgere la funzione di produrre il fabbisogno elettrico a motore acceso, funziona da starter al momento delle ripartenze.

Il risparmio e l’ecologia

I vantaggi di un sistema come lo start and stop sono evidenti a più livelli.

Il primo ordine di vantaggi è a livello economico: diversi test hanno dimostrato come questa tecnologia consenta un risparmio di carburante che varia, a seconda delle condizioni di guida, dall’8% al 15% (con punte del 17% per la Fiat 500, sembrerebbe). Ovviamente, il risparmio è direttamente proporzionale al numero di km percorsi in città.

Non va poi trascurato, in particolare in questi anni di attenzione ecologica, il minor impatto sull’ambiente. I calcoli delle case automobilistiche parlano di una riduzione nell’emissione di CO2 che oscilla tra l’8% e il 15%.

L’usura della componentistica

Vi è però un rovescio della medaglia.

Innanzitutto, spegnendo e riaccendendo molto più spesso l’auto, si vanno a sollecitare ogni volta la batteria e il motorino di avviamento. Queste saranno quindi componentistiche più soggette ad usura nel corso del tempo di vita della macchina.

Una batteria che sia in grado di gestire frequenti spegnimenti ed accensioni del motore (si parla di almeno 300 mila accensioni a fronte delle “classiche” 30 mila) e che al contempo alimenti quadro, tergicristalli, radio, finestrini, luci e climatizzatore dovrà essere necessariamente più potente di quelle montate nelle vetture sprovviste del sistema di start and stop. E una batteria più grossa, avrà un costo maggiore.

Allo stesso modo, anche il motorino di avviamento sarà sollecitato dieci volte tanto e quindi dovrà essere strutturato per sopportare un utilizzo più frequente. E sarà dunque più costoso.

Vi sono poi delle condizioni specifiche in cui il sistema potrebbe non funzionare. È il caso di temperature del motore troppo basse (auto in moto da poco), temperatura dell’ambiente troppo rigida (al di sotto di -10°C) o troppo calda (oltre i 30°C) se il climatizzatore è acceso. Il dispositivo non funziona nemmeno nel caso in cui la carica della batteria sia al di sotto di una certa soglia.